Esposizione di materiali storici sulla lichenologia pavese

Nell’ambito del 34° convegno della Società Lichenologica Italiana, tenutosi presso l’Orto Botanico di Pavia dal 15 al 16 settembre scorso, ho allestito una piccola esposizione di materiali storici sulla lichenologica pavese nei locali della Biblioteca della Scienza e della Tecnica-sezione dell’Orto Botanico, di cui ringrazio in particolare Anna Bendiscioli e Maria Caterina Madaro per l’aiuto ricevuto. La Biblioteca ha offerto la sua collaborazione mettendo a disposizione non solamente le stanze, ma anche numeroso materiale bibliografico indispensabile per rendere completa l’esposizione.
Altre foto dell’esposizione, oltre a quelle che corredano il presente articolo, si possono trovare sul sito del convegno.


La prima sala è stata dedicata a Santo Garovaglio (1805-1882), uno dei maggiori lichenologi lombardi, che fu direttore dell’Orto Botanico di Pavia dal 1853 alla morte. Fondò nel 1871 il Laboratorio Crittogamico Italiano, che divenne un centro di ricerca d’eccellenza sulle malattie delle piante coltivate nei decenni successivi. L’attività lichenologica di Garovaglio si concentrò su floristica e tassonomia, con particolare passione per le Verrucariacee. Oltre ai licheni, si occupò diffusamente di briofite.
Sono stati esposti alcuni suoi contributi bibliografici, campioni esemplificativi del suo erbario e delle raccolte di exsiccata da lui distribuite (o forse non distribuite…), e un curioso reperto che lo ricollega all’altro grande lichenologo lombardo del suo tempo, Martino Anzi.

Postomi da giovinetto con indicibile ardore, e non comune tenacità di proposito allo studio delle piante crittogame, segnatamente dei licheni, in un tempo in cui questa parte delle botaniche discipline contava ben pochi cultori in Italia […], mi trovai dischiuso innanzi un tale campo da potervi non che spigolare, mietere a piene mani”

SANTO GAROVAGLIO

Nacque il 28 gennaio 1805 a Como dal farmacista Francesco e da Teresa Mazzucchelli. Nel 1821 si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, ma le difficoltà familiari dovute alla prematura morte della madre nell’anno successivo lo costrinsero a troncare gli studi ed entrare come apprendista farmacista al Fatebenefratelli di Milano. Nel 1824 riuscì però a ritornare agli studi, conseguendo in seguito la laurea in Chimica presso l’Università di Vienna, l’unica dell’Impero nella quale fosse possibile laurearsi in tale disciplina, e riprendendo anche gli studi in Medicina.
Nominato dapprima assistente alla cattedra di Botanica dell’ateneo pavese da Giuseppe Moretti, ricoprì in seguito gli insegnamenti di Fisica, Chimica e Botanica, fino ad essere nominato professore e direttore dell’Orto Botanico nel 1852. L’Orto si trovava in quel momento in un deprimente stato di abbandono, così il Garovaglio ne organizzò la risistemazione, ristrutturando i locali, acquisendo importanti collezioni (soprattutto in termini di erbari) ed aprendolo per la prima volta al grande pubblico, a fini divulgativi e didattici.
Ben conscio dell’importanza economica delle crittogame (in particolare di quelle patogene delle piante coltivate), si sforzò di raccogliere fondi per poter fondare nel 1871, primo in Italia, un laboratorio interamente votato al loro studio, che assunse il nome di “Laboratorio Crittogamico Italiano”.
Morì a Pavia il 18 marzo 1882, lasciando al Laboratorio e all’Orto Botanico le sue raccolte essiccate di licheni, briofite e piante vascolari; la sua ricchissima biblioteca fu in seguito acquistata dall’Università di Pavia.
Garovaglio fu innanzitutto un briologo e un lichenologo; i suoi contributi alla lichenologia sono principalmente di tipo floristico e tassonomico. Innanzitutto, esplorò a fondo i territori lariani e valtellinesi, pubblicando alcune tra le più antiche flore licheniche italiane relative ad ambiti territoriali ristretti. Si dedicò poi ad uno studio minuzioso delle Verrucariacee, descrivendo diverse nuove specie e pubblicando le revisioni di alcuni gruppi critici, spesso corredate dalle precise tavole del suo assistente Giuseppe Gibelli.
Assemblò e distribuì diverse raccolte di exsiccata briologici e lichenologici, di cui alcuni esemplari si possono osservare in questa esposizione.

Quapropter animum ad apliora consilia convertens, imploro opem alienam, omnesque cultores studiorum nostrorum, eos praecipue, quibus facultas data est Alpes percurrendi in societatem laboris invoco. Eas specis muscorum quibus careo, quaeque in subjecta tabella sub titulo desideratarum indicabuntur, rogo, ut suppeditent. Gratum me non solum animo, sed etiam, quatenus fieri potest, opere habebunt”
Santo Garovaglio chiede aiuto per completare la sua serie di briofite sulle pagine di “Flora”, 1843

LE RACCOLTE DI EXSICCATA DI SANTO GAROVAGLIO

Le esplorazioni della Bassa Austria durante il periodo degli studi a Vienna e quelle successive nel Lario e in Valtellina permisero a Garovaglio di assemblare un vasto erbario di briofite, dal quale attingere materiale per pubblicare alcune raccolte di exsiccata che vennero distribuite nella prima metà dell’Ottocento: i “Muschi dell’Austria Inferiore” e i “Muschi rari della Provincia di Como e della Valtellina”, delle quali alcuni esemplari sono mostrati in questa esposizione. A un certo punto, decise di fondere le due serie in una “Bryotheca Austriaca” (la Lombardia all’epoca faceva ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico), per tentare di completare la quale chiese aiuto ai colleghi europei.
Gli exsiccata lichenici sono altra cosa: sembra proprio che, se mai vennero effettivamente assemblati, non furono comunque mai distribuiti. Già Lynge (1916) sottolineava l’irreperibilità delle serie di Garovaglio (“alle Bestrebungen, ihn ausfindig zu machen, sind erfolglos geblieben”) e sosteneva che, in base alle fonti bibliografiche da lui consultate (dal momento che gli exsiccata veri e propri non erano reperibili), la serie nota come “Lichenes Provinciae Comensis et Vallis-Tellinae” fosse la stessa pubblicata anche sia come “Lichenotheca Austriaca”, sia come “Lichenotheca Italica”! Non ho trovato l’elenco della Lichenotheca Austriaca per poterlo controllare, ma le prime 6 decadi dei Lichenes Provinciae Comensis et Vallis-Tellinae corrispondono effettivamente a quelle della Lichenotheca Italica (cf. Garovaglio 1837; Tomaselli 1943, 1945), e questo modus operandi è in linea con quanto Garovaglio aveva fatto anche per gli exsiccata di briofite. Tomaselli (1943, 1945) conclude che probabilmente gli exsiccata lichenici di Garovaglio non furono mai distribuiti, ed elenca quelli che erano presenti nel materiale conservato a metà del Novecento nell’Erbario Crittogamico dell’Università di Pavia, corrispondenti solamente a una parte di quelli elencati nei cataloghi che erano invece stati fatti ampiamente circolare dal vivace professore pavese.

MANZONIA CANTIANA”
Nel 1866 Garovaglio pubblicò la descrizione formale di un lichene crostoso da lui raccolto sui Corni di Canzo (provincia di Como) dedicandolo proprio alla località di raccolta ed attribuendolo ad un genere parimenti nuovo, che volle dedicare al grande scrittore e poeta lombardo Alessandro Manzoni, che proprio all’ombra dei Corni di Canzo trascorse l’infanzia. Ma Abramo Massalongo era stato più veloce, descrivendo una decina di anni prima Hymenelia coerulea, che si scoprì in seguito essere il nome (con priorità) della stessa specie “scoperta” da Garovaglio.
“[…] i dirupi, che torreggiano dalla vetta del monte di Canzo, conosciuti al terriere brianzolo col nome di Corni, ti si mostrano, già a qualche distanza, come lisciati e inverniciati dal tallo azzurrognolo di quel meraviglioso lichene, che con certi suoi bitorzoli turgidetti, lucicanti, bucati nel mezzo, ritrae sì d’appresso l’aspetto di una eruzione cutanea, che quasi lo diresti un’esantema pustuloso del sasso. […] lo denominai Manzonia canziana, […] per ricordare, che alle falde di que’ monti passò i più begli anni dell’infanzia l’autore degli Inni Sacri, e de’ Promessi Sposi.”

SANTO GAROVAGLIO E MARTINO ANZI
Non sappiamo se i due lichenologi si conoscessero di persona, ma sicuramente si conoscevano di fama, forse si scrivevano (nessuno ha mai controllato nell’epistolario di Garovaglio…), e ciascuno possedeva le opere lichenologiche dell’altro nella propria biblioteca personale. Qui si può osservare la copia del “Catalogus Lichenum …” di Anzi proveniente dalla biblioteca di Garovaglio; sono visibili su alcune pagine – specialmente su quelle dove sono elencate le Verrucariacee – le annotazioni vergate dal lichenologo pavese.

GIUSEPPE GIBELLI E I SUOI DISEGNI
Nato presso Pavia il 9 febbraio 1831 ed ivi laureatosi in Medicina nel 1854, e dedicatosi poi alla botanica, venne nominato assistente di quella disciplina nel 1861 ed assistente al Laboratorio Crittogamico nel 1871 da Garovaglio. Si occupò di lichenologia solamente all’inizio della sua carriera, quando appunto lavorava a Pavia sotto la direzione di Garovaglio, interessandosi principalmente alla tassonomia delle Verrucariacee, ma anche ad aspetti anatomici. I risultati delle sue ricerche lo portarono a sostenere le teorie di Schwendener sui “gonidi” dei licheni.
Come assistente di Garovaglio, Gibelli spesso studiava per primo i campioni lichenici sui quali i due lavoravano; nel farlo, disegnava i particolari osservati al microscopio su cartoncini o direttamente sulle buste che contenevano i campioni, in modo che Garovaglio, la cui vista ormai non era più tanto buona, potesse controllare le identificazioni tramite i disegni. Sue sono anche le tavole a corredo di alcune delle loro principali pubblicazioni.


La seconda sala è stata dedicata ad Eva Mameli (1886-1978), che fu lichenologa negli anni giovanili, proprio in corrispondenza del suo periodo di attività nel Laboratorio Crittogamico pavese, esplorando sia la floristica sia la fisiologia di questi organismi.
Sono stati esposti alcuni suoi contributi in materia e alcuni dei campioni lichenici foliicoli da lei raccolti a Cuba e in Brasile e successivamente donati all’Orto Botanico pavese.

I licheni hanno sempre attirato la mia attenzione. Forse li sentivo un poco simili a me perché specie pioniere, primi colonizzatori, abili nell’intaccare il substrato e a prepararlo a chi verrà dopo, capaci di vivere in condizioni difficili, quasi impossibili per altre specie ”

EVA MAMELI

Nacque il 12 febbraio 1886 a Sassari, si laureò in Matematica a Cagliari nel 1905 e in Scienze Naturali a Pavia nel 1907, conseguendo, prima donna in Italia, la libera docenza in Botanica nel 1915. Sin dai tempi degli studi a Pavia frequentò il Laboratorio Crittogamico, all’epoca diretto da Giovanni Briosi, dove rimase come assistente fino al 1920.
Proprio in quell’anno accettò la proposta di matrimonio-lavoro di Mario Calvino, che dal 1917 dirigeva la stazione agronomica sperimentale di Santiago de las Vegas a Cuba e necessitava di un esperto di genetica delle piante per le sue ricerche, seguendolo a Cuba. Nel 1923 nacque il loro primogenito, che sarebbe poi diventato il grande scrittore Italo Calvino. La famiglia rientrò in Italia nel 1925, ed Eva dapprima diresse per alcuni anni l’Orto Botanico di Cagliari, per poi stabilirsi presso la stazione sperimentale di floricoltura di Sanremo, diretta dal marito fin dal loro rientro in patria.
Nel corso della sua lunga carriera scientifica si occupò di lichenologia, micologia, fisiologia, genetica e patologia vegetale, ma anche di floricoltura, divulgazione della botanica, e fu la prima donna in Italia ad interessarsi attivamente alla conservazione della Natura, e in particolare alla protezione degli uccelli, utili alleati nella lotta contro gli insetti dannosi per l’agricoltura.
Morì a Sanremo il 31 marzo 1878, sempre attiva fino agli ultimi anni nella divulgazione della Botanica.
Mameli è ricordata per lo più per la sua attività di botanica, tuttavia i contributi che diede alla lichenologia agli albori della sua carriera scientifica abbracciano la floristica, la tassonomia e la fisiologia, rendendola di fatto una lichenologa a tutto tondo e a tutti gli effetti.

Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva: cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in doveri e ne viveva.”
– Italo Calvino su Eva Mameli

La madre [di Italo Calvino] era un po’ carognetta […] una piccolina, con quei bei grandi rotoli di capelli […] Era una grande botanica […] una delle potenti, però non era proprio botanica pura, faceva più la ricercatrice, era più biologa, una delle grandi biologhe italiane.”
– Libereso Guglielmi su Eva Mameli

L’ERBARIO DI LICHENI FOLIICOLI
Durante il periodo in cui visse a Cuba, Eva Mameli assemblò un erbario di licheni foliicoli che donò all’Università di Pavia al suo rientro in Italia. Questo erbario include una trentina di campioni di foglie essiccate colonizzate da tali licheni. Una parziale revisione del materiale, pubblicata da Ricci & Tomaselli (1958), indica la presenza di almeno 20 taxa.

LA CORRISPONDENZA CON CIFERRI
Anche dall’America, Eva Mameli rimase in contatto con i botanici italiani. La Miscellanea di Raffaele Ciferri, all’epoca direttore dell’Orto Botanico di Pavia ed interessato alla lichenologia, contiene numerosi estratti delle pubblicazioni della botanica sarda, che lei stessa gli aveva inviato. In uno di questi estratti, aveva addirittura accluso alcuni esemplari essiccati della specie oggetto del saggio.


La terza sala concludeva l’esposizione con una miscellanea di rari testi antichi con illustrazioni lichenologiche.

GEORG FRANZ HOFFMANN
Georg Franz Hoffmann (1760-1826) si laureò nel 1786 all’Università di Erlangen, dove fu in seguito professore di Botanica, per poi spostarsi nelle Università di Göttingen e Mosca. La maggior parte dei suoi lavori riguarda le piante vascolari, tuttavia la sua opera più importante è costituita da una serie di tre volumi sui licheni europei, la “Descriptio et adumbratio plantarum e classe cryptogamica Linnaei quae Lichenes dicuntur”.
I tre volumi che costituiscono questa opera, pubblicati a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, rappresentano la prima opera scientifica interamente dedicata ai licheni. Le tavole, verosimilmente colorate a mano, hanno rappresentato per la prima parte del secolo successivo la base su cui furono realizzate le illustrazioni dei licheni per molte opere successive (Gheza 2020).

OLAF GALLØE
Olaf Galløe (1881-1965) si laureò in Scienze Naturali nel 1907 all’Università di Copenhagen, lavorando dapprima come ricercatore in ambito botanico e poi come insegnante alle scuole superiori. Inizialmente si occupò di piante vascolari, ma in seguito si interessò ai licheni, pubblicando un importante contributo sui licheni dell’Islanda e un’imponente serie di volumi illustrati sui licheni della Danimarca, la “Natural History of the Danish Lichens”.
Partendo dai campioni conservati nel suo erbario, in tale opera Olaf Galløe illustrò buona parte dei licheni danesi in tutti gli aspetti che riteneva importanti, macro- e microscopici. La sua opera è composta di 1397 tavole pubblicate in una serie di 10 volumi (Gheza 2020).
“Omnis vera cognitio speciei e cognitione individui”: secondo Olaf Galløe, piuttosto che cercare di fondere la variabilità di una specie all’interno di una descrizione onnicomprensiva (e quindi della rappresentazione di una specie tramite una figura che ne riassumesse le caratteristiche più tipiche), era invece corretto rappresentare il singolo individuo con tutte le sue particolarità individuali. Nel suo lavoro egli cercò quindi di rappresentare più individui di ogni specie, in modo da offrire una panoramica della possibile varietà intraspecifica tramite diverse rappresentazioni di più individui reali.


Riferimenti bibliografici

  • Gheza G. 2020. Breve e incompleta storia dell’illustrazione lichenologica. Notiziario della Società Lichenologica Italiana 33: 23-63.
  • Lynge B. 1916. Index specierum et varietatum lichenum quae collectionibus “lichenes exsiccati” distributae sunt. Kristiania 53 (2): 1-112.
  • Ricci P., Tomaselli R. 1958. Licheni foliicoli raccolti da E. Mameli Calvino. Archivio botanico e biogeografico italiano 34, ser. 4, 3 (4): 254-262.
  • Tomaselli R. 1943. Revisione critica dei licheni delle collezioni di Santo Garovaglio esistenti nell’Istituto Botanico dell’Università di Pavia (Parte I). Atti dell’Istituto Botanico e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di Pavia (serie 5) 2 (3): 235-249.
  • Tomaselli R. 1945. Revisione critica dei licheni delle collezioni di Santo Garovaglio esistenti nell’Istuto Botanico dell’Università di Pavia (Parte II). Atti dell’Istituto Botanico e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di Pavia (serie 5) 6 (2): 129-149.

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