Itinerario lichenologico: dal Passo del Vivione al Lago del Venerocolo (BG)

Inauguro con questo post qualcosa che avevo da lungo tempo in programma per il blog: una serie di suggerimenti per escursioni in località di interesse lichenologico (ma anche naturalistico in senso più ampio), nella speranza che possano servire da stimolo e da guida alla scoperta della fantasmagorica biodiversità lichenica presente in Lombardia.
E ovviamente non potevo cominciare che dalla Val di Scalve…


ITINERARIO LICHENOLOGICO
– Dal Passo del Vivione al Lago del Venerocolo –
Val di Scalve, provincia di Bergamo

L’itinerario qui proposto parte dal Passo del Vivione seguendo il segnavia CAI n. 416, toccando il Lago di Valbona, il Passo del Gatto e i Laghetti di San Carlo, prima di giungere al Passo del Venerocolo presso il lago omonimo. Da qui si può fare ritorno seguendo lo stesso itinerario, oppure discendendo la Valle del Venerocolino lungo il segnavia CAI n. 414.
Questo itinerario coincide con l’ultimo tratto del “Sentiero Naturalistico Antonio Curò”, un percorso di grandissimo interesse botanico, faunistico e geologico che si snoda per 22 km, quasi completamente in alta quota, dal Rifugio Curò in Val Seriana al Rifugio Vivione in Val di Scalve, passando per il Rifugio Tagliaferri e percorrendo la dorsale che separa le Orobie bergamasche da quelle valtellinesi – maggiori informazioni qui e qui.


Percorso

Il Passo del Vivione (1828 m) è raggiungibile in auto tramite la SP294 da Schilpario (BG) o da Forno d’Allione (BS); entrambe le strade sono già di per sé molto panoramiche (ma anche strette, soprattutto nel tratto più alto).
Dal Passo si parte accanto al laghetto lungo il segnavia n. 416, percorrendo dapprima un tratto di sentiero largo e pianeggiante fin quasi a Malga Gaffione (1825 m). A bordo sentiero è impossibile non notare fitte comunità di Cladonie che affollano il suolo sotto ai rododendri: arbuscula, chlorophaea, coccifera, deformis, furcata, macroceras, pleurota, pyxidata, rangiferina, uncialis, nonché, seppure molto più localizzata rispetto alle altre, Cladonia grayi (questa è ad oggi l’unica stazione nota della specie in Lombardia, cf. Ravera et al. 2019, Gheza 2019). Abbonda anche Cetraria islandica, una delle specie che, pur in modo discontinuo, ci terranno compagnia per tutto il tragitto.

Al bivio non si scende verso Malga Gaffione, ma si sale verso il Lago di Valbona. Il paesaggio circostante si fa più roccioso, e sulle rocce si può già notare un certo numero di specie crostose molto diverse tra loro.
Sulle pietraie dei monti circostanti si nota il contrasto cromatico tra le pietre smosse più di recente, ancora del colore vinaccia della roccia madre, e quelle immobili da più tempo, sulle quali anche a distanza si riesce ad intuire la patina giallo-verdognola dipinta dalle comunità di licheni, nettamente dominate da più specie di Rhizocarpon.

Raggiunto il Lago di Valbona (2055 m), se ne circumnaviga l’ampia conca ignorando la deviazione per il Lago di Val Asinina, ma seguendo le indicazioni per il Passo del Gatto, guadagnando quota in modo graduale.
Tornando a parlare di cromie, aguzzando la vista dall’anfiteatro di Valbona verso la cima senza nome posta tra la cresta di Val Asinina e il Passo del Gatto, a ovest del nostro percorso, si potrà notare che le patine ‘gialle’ sulle rocce hanno sfumature diverse: la maggior parte sono del giallo-verdastro di Rhizocarpon spp., ma alcune, soprattutto verso la cima, sono di un evidente giallo fluo, segno inconfutabile che appartengono a Pleopsidium spp.

Dopo gli ultimi cinque tornanti della salita, si raggiunge finalmente il Passo del Gatto (2416 m), una stretta spaccatura nella roccia giusto sufficiente a far passare una persona per volta.
Sulla parete a strapiombo sopra il Passo emergono con prepotenza il giallo fluo di Pleopsidium flavum e l’arancio vivo di Rusavskia elegans, sebbene molte altre ‘croste’ affollino la roccia insieme a queste due specie. Tra le poche specie macrolicheniche spiccano senza dubbio le Umbilicarie – crustulosa, cylindrica, deusta.

La discesa dal Passo del Gatto ai Laghetti di San Carlo, dopo un primo tratto vertiginoso, non mostra nulla di particolarmente notevole. A bordo sentiero occhieggiano ogni tanto le specie terricole più diffuse in questo contesto – Cladonia coccifera, Cladonia pyxidata, Dibaeis baeomyces, Trapeliopsis granulosa. Regala però un panorama spettacolare sull’Alta Val di Scalve, sul gruppo del Pizzo Camino e, in fondo, sul blocco calcareo della Presolana e del “Mare in Burrasca”, che fa da sfondo alla visuale.

Presso i laghetti di San Carlo (2293 m), l’arenaria rossa permiana del Verrucano Lombardo lascia il posto ai micascisti. Sono entrambe rocce silicee, ma hanno composizione e tessitura molto diverse, e a questa quota i micascisti sembrano essere più ricchi di licheni.
Compaiono qui diverse specie crostose liticole tipiche delle rocce silicee d’alta quota, tra cui Calvitimela armeniaca, Orphniospora mosigii, Sporastatia testudinea, Miriquidica garovaglii – dedicata al grande lichenologo lombardo Santo Garovaglio – e una folla di Aspicilie, Lecanore e Lecidee; sempre ubiquitari i Rhizocarpon gialli, che ci accompagnano fin dalla partenza.

Oltre i laghetti il sentiero continua a scendere, per poi riprendere a salire man mano che si avvicina all’altopiano in cui si trova il Lago del Venerocolo. Sul lato a valle del sentiero si apre un panorama molto suggestivo, con vasti affioramenti rocciosi smussati dal passaggio dei ghiacciai intercalati alle praterie, e una torbiera tutt’intorno a un piccolo laghetto al centro della conca (ricorda in modo assai vivido alcune sequenze del Signore degli Anelli).
In questo tratto si attraversano alcuni piccoli torrenti nei quali, nascosti sotto l’anonimo aspetto di incrostazioni nerastre sopra ai sassi semisommersi, si trovano diverse specie di licheni acquatici – per lo più specie crostose, ma in qualche punto è presente anche il più appariscente Dermatocarpon luridum.

Con un’ultima salita si raggiunge la sponda orientale del Lago del Venerocolo (2294 m), da cui in pochi minuti si può salire al Passo omonimo (2314 m) per gettare uno sguardo furtivo verso la Valtellina.
Intorno al Passo, sulla sommità delle rocce più battute dal vento, svettano Alectoria ochroleuca e Ramalina polymorpha, compare Ophioparma ventosa – che, come suggerisce anche il nome, è una delle specie più tipiche in questa situazione – e alle Umbilicarie già incontrate più in basso si aggiunge Umbilicaria nylanderiana. Le ‘croste’ raggiungono una diversità specifica e cromatica veramente impressionante, che si propaga anche agli affioramenti rocciosi intorno al lago, più riparati, dai quali però mancano le specie più ‘amanti del vento’.

Razzolando un po’ sui roccioni intorno alle rive del lago, lisciati dai ghiacciai e spaccati come è tipico delle rocce scistose, si nota che, rispetto ad altri siti posti a quote simili, questo è relativamente povero di licheni terricoli; sono comunque presenti le solite specie ubiquitarie di landa alpina già ricordate in precedenza, e in alcuni punti si possono scovare coperture abbastanza elevate di talli sterili ma ben lobati di Baeomyces placophyllus, mentre i resti delle piantine morte e alcune briofite sono colonizzate qua e là da una serie di specie crostose dagli apoteci nero brillante, rosso ruggine o giallo vivo. Tuttavia mancano completamente specie che in un contesto simile ci si aspetterebbe di trovare facilmente, come Nephromopsis nivalis, Solorina crocea e Stereocaulon alpinum, e solo cercandole con una discreta caparbietà siamo riusciti a scovare Nephromopsis cucullata e Thamnolia vermicularis. Anche Lecidoma demissum, seppur presente, non è diffuso come ci si aspetterebbe.

Una piccola chicca: sulla sommità di una roccia poco distante dal lago abbiamo trovato Pseudevernia furfuracea e Parmelina tiliacea, due comuni specie epifite acidofile che in casi eccezionali riescono a svilupparsi nella fascia alpina su roccia silicea. Chiedersi come arrivino fino a queste quote i propaguli può stimolare riflessioni interessanti: non diamo per scontato che a trasportarli sia il vento, potrebbero essere anche quegli uccellini che tanto amano posarsi giusto in cima alle rocce…

Per il ritorno si può semplicemente ripercorrere l’itinerario in senso opposto, oppure, se ci si è preventivamente organizzati con due auto, si può scendere seguendo il segnavia n. 414, che ricalca una vecchia mulattiera militare, lungo la Valle del Venerocolino fino alla località Paghera in Valle del Vò (1100 m), raggiungibile in auto dalla periferia di Schilpario – altro percorso di grande interesse naturalistico, che merita però un post tutto per sé. Stay tuned!


Dati tecnici

Dal Passo del Vivione al Lago del Venerocolo (salita): ca. 650 m di dislivello positivo e ca. 150 di dislivello negativo, 8 km, 3:00-3:30 ore*.

Dal Lago del Venerocolo alla Paghera (discesa): ca. 1200 m di dislivello negativo, 8 km, 2:00-2:30*.

Difficoltà: E (escursionistico).

* n.b. i tempi sono calcolati per escursionisti con un minimo di allenamento…e senza tenere conto delle pause lichenologiche!

Profilo altimetrico dell’escursione con discesa per la Valle del Venerocolino.


Geologia

Verrucano Lombardo (arenarie e conglomerati silicei di epoca permiana, originatisi per sedimentazione di clasti di origine vulcanica): dal Passo del Vivione ai Laghetti di San Carlo, e poi di nuovo per la maggior parte della Valle del Venerocolino se si scende lungo il 414.

Micascisti a biotite, granato, cloritoide e/o staurolite (micascisti a foliazione marcata, intercalati da gneiss e filladi): dai Laghetti di San Carlo al Lago del Venerocolo e dintorni.

Per ulteriori informazioni: Gosso et al. 2011; Carta Geologica d’Italia 1:25.000 – Foglio 57 “Malonno”.


Ambienti

Arbusteti subalpini dominati da Rhododendron ferrugineum e Juniperus communis (Habitat Natura 2000: 4060 “lande alpine e boreali”): tra il Passo del Vivione e Malga Gaffione e nei dintorni del Lago di Valbona.

Praterie alpine naturali dominate da Carex curvula e Juncus trifidus (Habitat Natura 2000: 6150 “formazioni erbose boreo-alpine silicicole”): da sopra il Lago di Valbona fino al Lago del Venerocolo.

Praterie alpine seminaturali dominate da Nardus stricta (Habitat Natura 2000: 6230* “formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane”, *prioritario): tra il Passo del Vivione e Malga Gaffione e tra il Lago di Valbona e il Passo del Gatto.

Macereti e ghiaioni silicei (Habitat Natura 2000: 8110 “ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani)”): intercalati alle praterie tra i Laghetti di San Carlo e il Passo del Venerocolo.

Torrenti alpini (non inquadrati tra gli Habitat Natura 2000): lungo la salita per il Lago di Valbona e nel tratto tra i Laghetti di San Carlo e il Lago del Venerocolo.

Per ulteriori informazioni: Lorenzi & Ferlinghetti 2006; Manuale Italiano di Interpretazione degli Habitat Natura 2000.


Riferimenti bibliografici

  • Gheza G. 2019. The macrolichens of Val di Scalve (northern Italy) and the first record of Parmelia pinnatifida Kurok. in Italy. Webbia 74 (2): 307-315.
  • Gosso G., Spalla M.I., Siletto G.B., Berra F., Bini A., Forcella F. 2011. Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – foglio 057 Malonno. ISPRA. 220 pp.
  • Lorenzi M., Ferlinghetti R. 2006. I Siti di Importanza Comunitaria in Provincia di Bergamo. Provincia di Bergamo. 512 pp.
  • Ravera S., Puglisi M., Vizzini A., Totti C., Aleffi M., Barberis G., Benesperi R., Brackel W.v., Dagnino D., De Giuseppe A.B., Fačkovcova Z., Gheza G., Giordani P., Guttova A., Mair P., Mayrhofer H., Nascimbene J., Nimis P.L., Paoli L., Passalacqua N.G., Pittao E., Poponessi S., Prosser F., Ottonello M., Puntillo D., Puntillo M., Sicoli G., Sguazzin F., Spitale D., Tratter W., Turcato C., Vallese C. 2019. Notulae to the Italian flora of Algae, Bryophytes, Fungi and Lichens 7. Italian Botanist 7: 69-91.

Itinerario testato il 26.08.2022 con l’amico & collega Luca Di Nuzzo

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