Cladonia, Nephroma e Peltigera dalle Alpi Lombarde

Come dico spesso – credo sia l’incipit di quasi un terzo dei post di questo blog – la Lombardia è una delle regioni italiane con più specie licheniche note. Tuttavia, e anche questo lo ripeto spesso-ma-forse-non-troppo, il territorio regionale non è stato investigato in modo uniforme: Anzi e Garovaglio si sono dati un gran da fare soprattutto in Valtellina e nel Comasco, Valcuvia nel Pavese e in Valtellina, e altri lichenologi minori hanno messo qualche toppa qua e là, ma questo lavoro spalmato lungo quasi due secoli ha lasciato fuori dai giochi molte altre aree. Basti pensare alla ricchissima ma negletta provincia di Bergamo, che, come forse qualcuno ricorderà, è un po’ il mio chiodo fisso (v. qui).

Nell’ottica di accrescere ed aggiornare le conoscenze floristiche sui licheni lombardi, da diversi anni cerco di raccogliere dati utili in ogni occasione possibile. L’ultima fatica in questo senso è rappresentata da un articolo pubblicato proprio oggi su Borziana (Gheza et al. 2022), che riporta una miscellanea di segnalazioni di tre generi macrolichenici ben noti e ricchi di specie: Cladonia, Nephroma e Peltigera.
La ricerca si è svolta in 57 siti delle montagne lombarde, distribuiti in modo non uniforme, ma comunque in grado di abbracciare la maggior parte dei principali settori delle Prealpi e Alpi della Lombardia: le Orobie (19 siti), la Rezia (22 siti), l’Adamello (8 siti) e le Prealpi Bresciane (9 siti).
Dall’esplorazione di questi siti sono state raccolte 510 segnalazioni dei tre generi interessati, corrispondenti a 510 campioni (anzi, pure qualcuno in più, perché con la variabilità morfologica delle Cladonie capita spesso di raccogliere doppioni e rendersene conto solamente in laboratorio). Ovviamente mi sono ‘divertito’ personalmente a determinare le Cladonie, mentre ho affidato all’esperienza di Chiara su Peltigera l’identificazione dei campioni di quel genere, a volte grandi quanto cotolette, altre quanto monetine [1]. Quel che ne è emerso è stata una panoramica certamente parziale, ma nondimeno ricca di chicche lichenologiche.

Naturalmente, Cladonia è risultato il genere più rappresentato, con 415 segnalazioni di 39 specie, corrispondenti al 48% delle specie presenti in Italia. Si tratta per lo più di specie di media-alta quota o con distribuzione altitudinale ampia, ma non sono mancati interessanti ritrovamenti di specie in precedenza rinvenute quasi esclusivamente in pianura, come C. polycarpoides, C. pulvinata, C. rangiformis e C. rei.

Cladonia rei, una specie per la quale fino a una decina d’anni fa esistevano pochissime segnalazioni in Lombardia; è bastato cercarla perché saltasse fuori un po’ dappertutto, dalla pianura fino alla fascia montana della Valtellina e della Val Camonica.
Val Masino (Alpi Retiche), agosto 2019.

Un po’ (per me) inaspettatamente, anche il genere Peltigera è risultato ottimamente rappresentato, con 88 segnalazioni riferite a ben 17 specie, corrispondenti al 74% di quelle segnalate per l’Italia. Anche in questo caso, nella lista floristica si mescolano specie comuni – P. canina, P. elisabethae, P. praetextata, P. rufescens – e specie decisamente più rare – P. collina, P. degenii, P. lepidophora

Peltigera lepidophora, una specie piuttosto rara, rinvenuta in soli 3 siti.
Val Saviore (Adamello), gennaio 2020.

Infine, più prevedibilmente, Nephroma è risultato il genere più raro tra quelli indagati, con solamente 7 segnalazioni limitate a 2 specie, corrispondenti al 25% dei Nephroma italiani: N. parile e N. resupinatum.

Nephroma parile, specie piuttosto rara, nonostante sia risultata la più comune del genere in Lombardia.
Alta Val di Scalve (Alpi Orobiche), agosto 2021.

Nel complesso, il quadro che emerge è molto interessante: le montagne lombarde, seppur indagate in un numero limitato di siti, hanno rivelato la presenza di un numero decisamente rilevante di specie almeno per Peltigera e Cladonia; molte specie di questi due generi trovano effettivamente il loro optimum ecologico in diversi microhabitat presenti nell’area. Al contrario, le esigenze ecologiche di Nephroma sembrano un po’ meno rappresentate nelle fasce bioclimatiche in cui si trovano i monti lombardi.
Risulta particolarmente evidente come i siti più ricchi di Cladonie siano quelli in cui sono presenti ambienti aperti con suoli sottili e primitivi; il caso tipico è dove si ha la presenza di affioramenti rocciosi silicei abbastanza estesi, poco ripidi e ricoperti almeno in parte da un sottile strato di terriccio.
Le Peltigere invece si trovano meglio per lo più in situazioni maggiormente riparate ed umide, ma alcune specie possono condividere le posizioni più esposte ed aride amate dalle Cladonie. Le Peltigere meno cospicue, come P. didactyla e P. lepidophora, sono state trovate spesso proprio in queste situazioni.

Un affioramento siliceo semiricoperto di terriccio e colonizzato da vegetazione xerofila di Calluneto, eccezionalmente ricco di Cladonie – nel particolare, C. coccifera e C. strepsilis insieme a un esemplare straordinariamente sviluppato di Pycnothelia papillaria.
Santicolo (Alpi Orobiche), agosto 2019.

Molte di queste segnalazioni acquistano ulteriore valore considerando che si riferiscono a specie riportate di rado e/o segnalate in passato solamente nell’Ottocento, quindi a distanza di oltre un secolo dal ritrovamento più recente. Sono quindi fondamentali per farsi un’idea dello stato di presenza attuale delle specie, non potendo dare per scontato che specie riportate 150 anni fa e poi mai più ritrovate siano ancora presenti, visti i numerosi sconvolgimenti ambientali verificatisi in questo lasso di tempo. Ad esempio, saltano subito all’occhio P. collina, P. didactyla e P. malacea, che non venivano più riportate in Lombardia dalla seconda metà dell’Ottocento (Anzi 1860, 1862, 1866), e P. membranacea, segnalata l’ultima volta in regione negli anni Trenta (Giacomini 1937).
Nonostante i generi da noi considerati siano caratterizzati da specie piuttosto ben evidenti, che hanno solitamente talli cospicui che attirano l’attenzione tanto dei lichenologi quanto dei naturalisti appassionati ma meno specializzati, è raro in generale che ne venissero riportate molte specie: la letteratura cita per lo più poche specie molto diffuse, e di rado le altre. Questo può essere dovuto soprattutto alle difficoltà nel raggiungere una corretta identificazione per Cladonia e Peltigera, due coacervi di specie polimorfiche ed ingannevoli, mentre ad una effettiva rarità per Nephroma.
Ad ogni modo, conferme contemporanee della loro presenza sono importanti per provare ad intuirne le dinamiche, ed ancora più preziose se estendono le conoscenze ad aree precedentemente non interessate da esplorazioni lichenologiche.

Tutto questo sottolinea quanto sia di vitale importanza continuare con la ricerca floristica per raccogliere sempre più nuove segnalazioni, innanzitutto per contribuire ad accrescere le conoscenze sulla distribuzione e l’ecologia delle specie, e, in una prospettiva più ampia, per sottolineare l’importanza e il ruolo fondamentale che proprio la floristica ha. La floristica richiede conoscenze approfondite che si sviluppano con anni di studio ed esperienza; non è, come alcuni superficialmente la bollano, un passatempo per sfaccendati, bensì una necessità che ha l’imprescindibile compito di sostenere dalle fondamenta tutte le elaborazioni su cui si basano i grandi ragionamenti ecologici e biogeografici, e, da ultimo, la conservazione delle specie. Non si può conservare efficacemente ciò che non si comprende, né comprendere ciò che non si conosce; e la floristica serve proprio a farci conoscere ciò che vorremmo comprendere e conservare.


Riferimenti bibliografici

  • Anzi M. 1860. Catalogus lichenum quos in Provincia Sondriensi et circa Novum-Comum collegit et in ordinem systematicum digessit presbyter Martinus Anzi. Tipografia C. Franchi, Novi-Comi. 126 pp.
  • Anzi M. 1862. Manipulus lichenum rariorum vel novorum, quos in Longobardia et Etruria collegit et enumeravit Presb. Martinus Anzi. Commentarii della Società Crittogamologica Italiana 1 (3): 130-166.
  • Anzi M. 1866. Neosymbola lichenum rariorum vel novorum Italiae superioris. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano 9: 241-258.
  • Gheza G., Vallese C., Nascimbene J. 2021. Enhancing lichen inventories in Italy: new records of Cladonia, Nephroma and Peltigera from the mountains of Lombardia. Borziana 3: 5-17.
  • Giacomini V. 1937. Licheni di Valle Camonica. Atti dell’Istituto Botanico e del Laboratorio Crittogamico dell’Università di Pavia (serie 4) 9: 123-149.

Note

[1] Ovviamente, non bisogna eccedere in modo gratuito ed insensato nel raccogliere campioni (lo avevo ben specificato qui): è sempre necessario bilanciare la necessità di preservare le specie in situ e la necessità di raccogliere campioni sufficientemente sviluppati da risultare diagnostici. Nei siti dove le Peltigere abbondano, se si è certi di non arrecare un danno conservazionistico, può valere la pena raccogliere campioni cospicui, che sono più agevoli da identificare poiché in genere campioni grandi presentano tutte le caratteristiche diagnostiche ben visibili (e peraltro possono poi essere divisi in duplicati da conservare in più erbari come voucher specimens).

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