I licheni della Valle del Ticino – 2: biodiversità

Come si è detto nella puntata precedente, la checklist dei licheni della Valle del Ticino consta attualmente di 180 specie (Gheza et al. 2019). In realtà ce ne sono alcune in più, ma sto serbando le novità per il momento opportuno; per ora basti sapere che le ricerche nei Querco-Carpineti della bassa valle hanno rivelato qualche bella sorpresa, come perfino alcuni campionamenti nei pioppeti vicini.
Lo scopo di questa seconda puntata è però quello di esplorare la diversità lichenica presente in quest’area importantissima, con un occhio di riguardo per le specie più notevoli.

Si può fare una panoramica a livello estremamente generale considerando i tre più classici descrittori della flora lichenica: il fotobionte, il micobionte e le forme di crescita.
Facendo riferimento ai fotobionti, non è confermata la presenza attuale di cianolicheni (cioè licheni con cianobatteri come simbionte fotosintetico), sebbene alcune specie siano state riportate in passato. Tutti i licheni presenti nell’area sono quindi clorolicheni, hanno cioè un’alga verde come partner fotosintetico.
È presto fatta anche una panoramica sui micobionti: tutte le specie presenti nella Valle del Ticino sono ascolicheni, cioè sono costituiti da un Ascomicete lichenizzato. D’altronde, i basidiolicheni (costituiti da un Basidiomicete) in Italia sono rarissimi.
Più variegate sono le forme di crescita: i licheni crostosi la fanno da padrone, contando quasi la metà delle specie; seguono i licheni fogliosi e quelli a tallo composto “tipo Cladonia“, mentre visibilmente sottorappresentati sono fruticosi, squamulosi e leprosi.

Spettro delle forme di crescita della flora lichenica della Valle del Ticino

Tra le specie di interesse, si può sottolineare la presenza di Anema decipiens, Athallia holocarpa, Lecania suavis, Opegrapha vermicellifera, Phlyctis agelaea, Porpidia tuberculosa, Varicellaria lactea, tutte specie riportate molto di rado in Lombardia. Sono forse più diffuse rispetto a quanto è noto, ma stando alle attuali conoscenze il ruolo della valle del Ticino – e dei parchi che la tutelano – per queste specie appare senz’altro rilevante. Questo vale anche per specie che, comuni altrove, sono ormai quasi scomparse dalla Pianura Padana, come Bryobilimbia hypnorum, Pleurosticta acetabulum, Polycauliona candelaria, Punctelia borreri, Ramalina farinacea, Ramalina fastigiata.

Le segnalazioni storiche più datate meritano un discorso a parte.
Alcune di esse sono decisamente improbabili o per lo meno dubbie. Ad esempio, la presenza di Peltigera venosa a Linarolo (Nocca & Balbis 1823) sarebbe stupefacente, visto che si tratta di una specie tipica di climi che in Italia si trova solamente alle alte quote nelle Alpi. Sicuramente duecento anni fa le condizioni ambientali e climatiche nella Pianura Padana erano assai più favorevoli per i licheni, ma non mi sembra sufficiente a consentire la presenza a una cinquantina di metri d’altitudine di una specie che in genere è confinata alla fascia alpina e scende in quella subalpina solamente in speciali situazioni particolarmente fredde ed umide.
In alcuni casi però bisogna constatare come invece l’eventualità più probabile sia proprio quella della scomparsa relativamente recente di alcune specie che invece fino a un secolo fa potevano ben essere presenti. Si pensi ad esempio a Leptogium hildenbrandii, e con lui anche a Collema nigrescens, che ne condivide l’ecologia e con cui spesso lo si trova (nei pochi luoghi in cui sono ancora presenti). La letteratura ottocentesca (cf. in particolare Anzi 1860) li descrive come relativamente comuni anche in pianura su scorza di gelso, mentre ai nostri giorni ormai li si trova solamente in montagna. Sì, in pianura è praticamente scomparso il gelso, ma più che altro sono scomparse le condizioni ecologiche nelle quali queste specie si trovavano a loro agio.
Infine, alcune specie apparentemente improbabili sono state confermate grazie a ritrovamenti recenti. Basti pensare a Cladonia cariosa, separata da un intervallo di quasi due secoli tra l’unica segnalazione storica di Nocca & Balbis (1823) e il primo ritrovamento recente, riportato dal sottoscritto in Ravera et al. (2016). E, benché questa specie fosse altrettanto ritenuta tipica delle zone montuose in Italia, si è dimostrata abbastanza diffusa non solamente nella valle del Ticino ma anche e soprattutto in quella del Sesia (v. Gheza 2018, 2020).
Interessante sarebbe poi riuscire a ritrovare alcune specie confermate anche di recente (Valcuvia Passadore et al. 2002a, b), come ad esempio Stereocaulon pileatum, segnalato nel 2002 per la valle fluviale e da letteratura più vecchia per il sovrastante Lago Maggiore.

Infine, non posso evitare di menzionare nello specifico le Cladonie, che continuano ad essere il mio principale oggetto di interesse. Fino a prima delle mie ricerche negli ambienti aridi, le Cladonie della Valle del Ticino erano state abbastanza neglette: Valcuvia Passadore et al. (2002a, b) avevano accettato solamente 10 specie di Cladonia, non considerando le segnalazioni più vecchie di Biroli (1808), Cozzi (1917) e Giacomini (1958), che avrebbero quasi raddoppiato il totale [1].
Ma, a parte le specie dubbie, anche così l’elenco non sarebbe stato completo, dal momento che un’attenta esplorazione degli habitat aridi ha consentito negli ultimi anni di arrivare al bel numero di 26 Cladonie. E chissà se sono state trovate davvero tutte…

Incremento delle specie di Cladonia segnalate nella Valle del Ticino tra il 2002 e il 2020; n.b. alcune specie sono presenti su entrambi i substrati considerati, quindi chiaramente le somme non ammontano esattamente a 10 e 26 rispettivamente.

Una particolarità è data dal fatto che mentre nel Parco piemontese viene tutelata solamente la fascia territoriale più a ridosso del fiume, che corrisponde perfettamente al SIC “Valle del Ticino”, nel Parco lombardo, invece, rientra totalmente nel parco tutto il territorio di ogni comune che arriva fino al fiume (e anche alcuni altri solamente limitrofi a questi). Ciò è in parte la causa dello squilibrio territoriale tra i due Parchi – 6561 ettari il piemontese, 91410 il lombardo. Questa particolarità fa sì che il Parco lombardo, tramite il comune di Gambolò, si estenda fino a lambire una minuscola (ma significativa) porzione dei Dossi della Lomellina (di cui avevo parlato qui), il che permette di annoverare tra la flora lichenica del Parco – anche se non della valle fluviale propriamente detta – specie esclusive delle dune sabbiose come Cetraria aculeata e Stereocaulon condensatum.
Una particolarità che dà lo spunto per concludere questa seconda puntata con una considerazione sugli habitat.
La Direttiva Habitat, che codifica gli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario nell’Unione Europea, è lo strumento più importante a cui fare riferimento e appello per la conservazione della biodiversità, ma purtroppo le conoscenze sui rapporti tra i licheni e gli Habitat Natura 2000 sono a dir poco scarse. Altri stati europei, soprattutto al Nord, hanno fatto molto meglio (es. Moisejevs 2016), ma da noi in Italia questo aspetto è sempre stato trascurato. Una migliore comprensione di queste relazioni sarebbe utile per permettere di integrare le conoscenze ed ampliare finalmente la caratterizzazione degli Habitat Natura 2000 anche alla componente lichenica, con un enorme indubbio vantaggio in un’ottica di conservazione della biodiversità. C’è molto lavoro da fare a riguardo.
Relativamente alla Valle del Ticino, diversi habitat restano ancora quasi inesplorati. Innanzitutto i boschi dell’alta valle, proprio sotto il Lago Maggiore, dove la presenza di pini, betulla e castagno potrebbe sensatamente portare con sè una flora lichenica ben diversa rispetto a quella che si trova nei boschi di quercia e carpino attualmente in corso di studio nella parte più meridionale della valle.
Interessante sarebbe anche esplorare meglio gli ambienti acquatici. Infatti, soprattutto nei boschi meglio conservati della parte più bassa della valle fluviale, sono ancora presenti numerosi ruscelli con acqua molto pulita – fatto testimoniato dall’odonatofauna di pregio che vi si riproduce – in cui finora l’unico lichene acquatico segnalato è Verrucaria hydrela, ma che potrebbero ospitare anche altre specie simili.
Insomma, è chiaro che la comprensione dei licheni ticinesi è un lavoro ancora in divenire…

(continua)


Riferimenti bibliografici

  • Biroli G. 1808. Flora Aconiensis, seu plantarum in novariensi provincia sponte nascentium descriptio. Typographia Viglevanensi, Vigevano.
  • Cozzi C. 1917. Manipolo di licheni della pianura milanese. Bullettino della Società Botanica Italiana 1917 (4-5): 39-44.
  • Gheza G. 2018. Addenda to the lichen flora of the Ticino river valley (western Po Plain). Natural History Sciences 5 (2): 33-40.
  • Gheza G. 2020. I licheni terricoli degli ambienti aperti aridi della pianura piemontese. Rivista Piemontese di Storia Naturale 41: 147-155.
  • Gheza G., Nicola S., Parco V., Assini S. 2019b. La diversità lichenica nella Valle del Ticino: conoscenze in continua evoluzione. 32° Convegno della Società Lichenologica Italiana, Bologna, 18-20 settembre 2019, presentazione poster – Notiziario della Società Lichenologica Italiana 32: 56.
  • Giacomini V. 1958. Sulla vegetazione della brughiera di Gallarate. Archivio Botanico e Biogeografico Italiano 34 (1-2): 63-68.
  • Moisejevs R. 2016. Ķērpju indikatorsugu rokasgrāmata dabas pētniekiem [Guide of lichen indicator species for naturalist researchers]. SIA “Estonian, Latvian & Lithuanian Environment” & University of Daugavpils. 70 pp.
  • Nocca D., Balbis G.B. 1823. Flora Ticinensis. Vol. II. Tipografia Capelli, Pavia.
  • Ravera S., Cogoni A., Totti C., Aleffi M., Assini S., Caporale S., Fačkovcová Z., Filippino G., Gheza G., Olivieri N., Ottonello M., Paoli L., Poponessi S., Pišút I., Venanzoni R. 2016. Notulae to the Italian flora of algae, bryophytes, fungi and lichens: 2. Italian Botanist 2: 43-54.
  • Valcuvia Passadore M., Brusa G., Chiappetta D., Delucchi C., Garavani M., Parco V. 2002a. Licheni. In: Furlanetto D. (a cura di). Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino. Vol. 1: elenchi sistematici. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Milano: 105-127.
  • Valcuvia Passadore M., Brusa G., Chiappetta D., Delucchi C., Garavani M., Parco V. 2002b. Licheni. In: Furlanetto D. (a cura di). Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino. Vol. 2: monografie. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Milano: 7-44.

Note

[1] Non dico certo che abbiano fatto male, anzi, alcune erano sicuramente improbabili.

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