La Lombardia si interessa ai suoi licheni!

L’anno scorso ho collaborato ad un monitoraggio delle foreste lombarde in alcune delle riserve forestali gestite da ERSAF. Il lavoro ha coinvolto i principali Habitat forestali presenti nelle FdL (Foreste di Lombardia): faggete, faggete illiriche, acero-frassineti e peccete.
Il programma di monitoraggio rientrava tra le attività previste nell’ambito del Life Gestire 2020, grazie al quale in questi anni, in Lombardia, si stanno svolgendo numerosi interventi di conservazione sugli habitat e le specie di interesse comunitario.

È stata sicuramente un’esperienza molto interessante, che mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze su questi Habitat e sulle specie vascolari che li caratterizzano, grazie al lavoro di campo in team con dei botanici molto bravi – che mi fa sempre piacere accreditare: Silvia Assini e Matteo Barcella! Il mio ruolo nel team era però proprio quello di lichenologo, dal momento che nel monitoraggio era previsto anche uno studio sui licheni epifiti.

Sebbene all’interno della maggior parte delle parcelle forestali rilevate la situazione delle comunità licheniche fosse estremamente impoverita, il fatto di visitare abbastanza estensivamente le FdL – perché per raggiungere le parcelle da rilevare c’era sempre da fare un bel po’ di strada! – mi ha dato modo di effettuare una speditiva panoramica sui licheni presenti anche all’infuori di queste parcelle, per lo meno lungo i sentieri percorsi per raggiungerle (e ovviamente sempre all’interno dei confini delle FdL). La cosa interessante è che in molti casi proprio questi sentieri attraversavano altre parcelle meglio conservate e dalla qualità ambientale più elevata.
In alcuni casi questa possibilità si è rivelata molto utile, dal momento che proprio in alcune di queste parcelle meglio conservate erano presenti anche diverse specie licheniche rarissime e di grande valore conservazionistico – in particolare nelle Foreste di Val Grigna (BS) e Val Masino (SO).

Con queste premesse, non ho potuto evitare di aggiungere alla relazione conclusiva sul lavoro svolto un lungo commento anche su quanto osservato fuori dalle parcelle oggetto di rilevamento: penso che buona parte della responsabilità professionale di un naturalista consista nel fare ciò che va più a beneficio della conservazione dell’ambiente, e che quindi in questi casi sia doveroso fare presente l’esistenza di elementi sensibili e di pregio, anche se si tratta di una cosa in più rispetto a quanto richiesto dall’incarico.

La conferma che ho fatto bene a dilungarmi anche su quanto era opportuno scrivere sebbene non fosse stato richiesto, me l’ha data il fatto che ERSAF ha mostrato subito interesse per la tematica, divulgando un breve comunicato poco dopo la consegna della relazione finale.
E dopo il comunicato di ERSAF, anche la Regione Lombardia ha mostrato interesse per la tematica, producendo a sua volta un comunicato – che avevo anche revisionato, ma del quale per ora ho perso le tracce.

E infine, pochi giorni fa, è comparso sull’inserto di Brescia del Corriere della Sera un articolo di mezza pagina focalizzato sui ritrovamenti effettuati nelle FdL della provincia bresciana (Val Grigna e Gardesana Occidentale).
Confesso di essere stupito – ma ovviamente anche molto contento! – per queste manifestazioni di interesse nei confronti dei licheni. Spero che questa mezza pagina abbia incuriosito qualcuno su questo mondo sconosciuto…magari anche distogliendo per qualche istante i pensieri dalla terribile emergenza sanitaria che stiamo affrontando in queste settimane, e che in particolare sta devastando proprio l’area bresciana e bergamasca.
Forza, Lombardia!

Postilla – ci tengo a specificare due cose che nell’articolo sono errate: mai e poi mai mi sarei sognato di dire che ho coordinato io la ricerca, né che ho la qualifica di ‘ricercatore’ (magari!!), purtroppo l’autore dell’articolo non ha parlato direttamente con me ma semplicemente preso le info da un comunicato stampa, per cui probabilmente ha provato a dedurre da solo quello che sul comunicato non c’era, tra cui la mia corretta qualifica; e la foto sotto al bellissimo faggio secolare, non essendo (ancora) dotato del dono dell’ubiquità, non l’ho scattata io ma il mio collega Matteo.


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