Provincia di Bergamo: la Cenerentola lichenologica della Lombardia

Il fatto che la Lombardia sia nota per la sua grande ricchezza lichenologica, non implica automaticamente che tutto il territorio regionale sia stato indagato da questo punto di vista. È in realtà più vero il contrario: la maggior parte delle segnalazioni storiche e recenti proviene da poche aree accuratamente studiate, mentre molte altre zone della nostra regione non sono mai state oggetto di indagini lichenologiche, oppure sono state interessate solamente da indagini sporadiche e casuali che meriterebbero di venire meglio approfondite.

Il caso più eclatante è rappresentato sicuramente dalla provincia di Bergamo.
Estesa per ben 2755 km2, dalla Pianura Padana centrale fino alle vette delle Alpi Orobie, questa provincia presenta un’elevata diversità altitudinale, climatica e geologica, che si traduce in un’elevata diversità ambientale comprensiva di moltissimi microhabitat idonei per i più disparati gruppi di licheni. Purtroppo, nonostante questa diversità molto promettente, la negletta bergamasca è stata finora oggetto di pochissime indagini lichenologiche.
Sembra proprio una Cenerentola schiacciata tra due prepotenti sorellastre: da un lato il continuum composto da Valtellina e Lario, percorsi in lungo e in largo dagli instancabili Santo Garovaglio e Martino Anzi nell’Ottocento; dall’altro la provincia di Brescia, non altrettanto ben conosciuta, ma comunque abbastanza indagata in determinate località, in particolare sul massiccio dell’Adamello, ricchissimo di specie licheniche (ve ne sono state censite oltre 400).
Soffocata in mezzo a queste due aree così bene indagate, la bergamasca, con solamente 77 segnalazioni riferite a 71 taxa lichenici, fa proprio una figura barbina.
Eppure, come si è detto, in forza delle sue caratteristiche ambientali avrebbe molto da offrire: passando dalla pianura bergamasca (dove di licheni ce ne si può aspettare pochini, anche se le valli fluviali potrebbero ancora riservare qualche sorpresina) per la fascia collinare e montana delle Prealpi Orobie, di natura calcarea, fino alle vette delle Alpi Orobie, che sono invece silicee, offre uno spettro altitudinale e geologico non da poco, al quale si deve aggiungere una diversificazione molto interessante della vegetazione vascolare. Tutti questi elementi si combinano fino a fornire una eccezionale varietà di microhabitat idonei per un numero di taxa lichenici che è sicuramente molto superiore a quei pochissimi 71 finora segnalati per la provincia.

Qualche numero e qualche spunto di indagine, considerando la provincia suddivisa nei suoi principali settori:

La città di Bergamo e l’hinterland sono stati oggetto di raccolte sporadiche effettuate nell’Ottocento da Emilio Rodegher e Ottorino Balzarini e di uno studio di biomonitoraggio della qualità ambientale tramite licheni epifiti all’inizio degli anni Novanta del XX secolo. Considerate complessivamente, queste fonti riportano 39 taxa lichenici per l’area della città di Bergamo e dintorni.

La pianura bergamasca è stata oggetto di raccolte sporadiche nell’Ottocento da parte di Rodegher; una parte di queste segnalazioni si riferiscono all’area della pianura intorno a Bergamo. Nel complesso sono noti una ventina di taxa lichenici. In area planiziale, un contesto di particolare interesse lichenologico è rappresentato dalle praterie aride calcaree lungo il corso alto-planiziale del Serio, dove persistono ancora comunità licheniche terricole, sempre più rare nella Pianura Padana. È possibile che anche lungo il corso planiziale del Brembo possano essere presenti comunità terricole simili a quelle individuate lungo il Serio.

I colli di Bergamo sono stati anch’essi oggetto di raccolte sporadiche da parte di Rodegher e Balzarini. Da queste fonti considerate complessivamente risultano noti per i colli bergamaschi una quindicina di taxa lichenici. Anche in quest’area assumono particolare importanza le praterie aride, presenti ad esempio nel Parco dei Colli di Bergamo.

Per il Sebino bergamasco esistono poche segnalazioni riferite a 9 taxa provenienti da un paio di località. Tutta l’area del Sebino bergamasco sarebbe meritevole di indagini: l’area, in cui il clima è mitigato dalla presenza del lago, potrebbe ospitare interessanti elementi mediterranei.

La Val Cavallina è altrettanto poco conosciuta. L’unico contributo bibliografico contenente dati lichenologici si riferisce a 6 taxa segnalati per la Valle del Freddo negli anni Sessanta del XX secolo, tra i quali spicca Solorina crocea, specie tipica delle alte quote. Sarebbe interessante approfondire l’indagine di questa particolare area, per verificare se la peculiare presenza di specie microterme tra la flora vascolare sia o no accompagnata anche dalla presenza di specie licheniche tipiche di quote più elevate.

La Val di Scalve, per quanto una gran parte del suo territorio rimanga ancora inesplorata, risulta comunque ad oggi il comprensorio meglio indagato, anche se fino al primo decennio del XXI secolo è rimasta praticamente inesplorata come il resto della provincia, se si esclude un lavoro fitosociologico degli anni Cinquanta che riportava 4 specie di licheni terricoli presenti in pascoli della parte alta della valle. Di recente però questo distretto è stato interessato da sporadiche ‘incursioni’ a cura dello scrivente, che in poco tempo e in relativamente pochi siti hanno comunque consentito di evidenziare una diversità lichenica elevata, nonché la presenza di diverse specie veramente notevoli. Degli elementi di interesse emersi da queste ricerche parlerò in un post successivo.

La Val Seriana, a dispetto della vasta estensione territoriale, annovera finora solamente 6 taxa lichenici. Una vasta parte della valle è compresa all’interno del Parco delle Orobie Bergamasche, area protetta in cui non sono ancora stati effettuati studi lichenologici, a differenza che nel Parco delle Orobie Valtellinesi (provincia di Sondrio).

La Val Brembana, altrettanto vasta, risulta finora ancora più povera, con segnalazioni di soli 4 taxa disperse all’interno di lavori floristici generici. Anche in questa valle una vasta parte del territorio è compresa all’interno del Parco delle Orobie Bergamasche.

Per la Valle Imagna, infine, non esistono dati lichenologici di letteratura né d’erbario, nemmeno occasionali. Dati ancora in attesa di pubblicazione, riguardanti esclusivamente i licheni epifiti, sono stati raccolti dallo scrivente in habitat boschivi sul versante bergamasco del Monte Resegone.

Alla luce di questa rassegna, appare evidente che si può fare molto con relativamente poco sforzo, per migliorare – forse anche di molto – le conoscenze lichenologiche lombarde andando a studiare proprio quella provincia che, in rapporto alle sue potenzialità, è stata finora la più negletta della nostra regione.
Vedremo se col 2020 le cose miglioreranno…


Riferimenti bibliografici

Gheza G. 2019. Provincia di Bergamo: la Cenerentola lichenologica della Lombardia. Atti del XXXII Convegno della Società Lichenologica Italiana – Notiziario della Società Lichenologica Italiana 32: 57.

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