Allestimento di un erbario lichenico

Perché allestire un erbario lichenico?

Perché raccogliere?
Un erbario lichenico personale è uno strumento utile se si vuole approfondire la conoscenza dei licheni, non solo a livello professionale ma anche amatoriale.
Un erbario personale ha un duplice scopo: da un lato è utile come riferimento al momento di identificare nuovi esemplari, che possono così essere confrontati con quelli già presenti nell’erbario; dall’altro è un modo per conservare [tutti-o-quasi] gli esemplari sui quali si è lavorato. Se si punta solo sul primo scopo, uno o due esemplari per specie possono essere sufficienti, mentre se si punta sul secondo le cose si fanno un po’ più ‘ingombranti’ (es. il numero di esemplari di Cladonia rei nell’erbario dello scrivente supera i 40 campioni…).
Un altro scenario è quello didattico: un erbario ‘scolastico’ realizzato nell’ambito di un progetto didattico sui licheni (progetti tipicamente imperniati sul biomonitoraggio) può essere utile per insegnare agli studenti a riconoscere le specie che andranno poi ritrovate in campo. Se l’erbario in questione comprende pochi campioni, può anche essere agevole portarselo dietro in campo come utile materiale di confronto in tempo reale.

Quando raccogliere?
Il consiglio è di intraprendere la realizzazione di un erbario lichenico solamente se si ha un motivato interesse verso l’argomento.
In alcuni casi, si tende a non raccogliere quelle (poche) specie che possono essere determinate con certezza in campo, comunque ciò è a discrezione del raccoglitore; talvolta è utile avere anche voucher specimens delle specie più comuni e facili, per la cara vecchia regola del “non si sa mai”.
Ad ogni modo è davvero fondamentale avere un interesse reale e una volontà di approfondire. Poi ognuno è libero di fare quello che vuole (nei limiti delle normative), ma se la ‘scuffia’ per i licheni è soltanto temporanea e volubile, io sconsiglierei di depauperare la natura senza criterio e senza un valido motivo.

Come raccogliere?/1
La raccolta dei licheni segue in genere determinati accorgimenti che sono meglio specificati nei paragrafi seguenti.

Come raccogliere?/2
La raccolta deve anche rispettare una certa etica. Alcuni suggerimenti personali – dettati semplicemente dal buon senso – sono elencati subito qui di seguito.


Etica lichenologica

Ovviamente la raccolta deve seguire un’etica, e non essere fatta a casaccio, né così tanto per, ma deve essere motivata da un serio interesse personale e fare attenzione a rispettare non solamente i licheni ma tutto l’ambiente naturale.

Qualche consiglio etico più specifico:

  • evitate di raccogliere nelle aree protette, a meno di non essere muniti di opportuna autorizzazione per ricerche scientifiche;
  • evitate di raccogliere campioni di specie rare, delle quali siano presenti pochi talli – o un solo tallo! – nel sito di raccolta, a meno di non essere fortemente motivati da un serio progetto di ricerca; in quel caso, limitatevi comunque allo stretto indispensabile;
  • evitate di raccogliere più del necessario, anche quando la specie che state raccogliendo sembra essere abbondante;
  • per contro, è sempre necessario raccogliere campioni abbastanza ben sviluppati da consentire l’identificazione della specie in laboratorio: se il campione non è rappresentativo, rischiate di compiere il duplice danno di aver depauperato il contingente naturale di una specie rara senza nemmeno averne poi tratto un’informazione utile!
  • Per rispettare i suggerimenti di cui sopra, occorre avere almeno una vaga idea di quanto potrebbe essere raro o meno ciò che state cercando di grattare via da un tronco o da un masso; quindi, prima di intraprendere qualsiasi raccolta, cercate di ottenere almeno informazioni di base su aspetto e rarità delle specie licheniche che potreste trovare nelle vostre escursioni.
  • Infine, fate sempre attenzione all’ambiente naturale che vi circonda, evitando comportamenti che possano arrecare disturbo alla fauna o danneggiare la flora e gli habitat e rispettando gli altri fruitori dell’ambiente naturale e le proprietà private.

Affinché i campioni raccolti abbiano un valore scientifico, devono essere adottati gli opportuni accorgimenti in fase di raccolta, preparazione e conservazione in erbario.


Raccolta

L’armamentario da campo del lichenologo include:

  • lente d’ingrandimento, per l’osservazione e l’individuazione dei licheni direttamente in campo;
  • taccuino da campo, su cui prendere nota di tutte le informazioni utili rilevate in campo (sempre più spesso questo attrezzo viene sostituito da smartphone o tablet, de gustibus);
  • GPS, per georeferenziare le raccolte (esistono ormai anche diverse app per smartphone che assolvono egregiamente alla stessa funzione);
  • bussola (anche la funzione della bussola si trova in diverse app);
  • coltellino svizzero, indispensabile per staccare pezzi di scorza sui quali si trovano gli epifiti, ma utile anche per ritagliare pezzi di substrato intorno ai campioni terricoli;
  • martello e scalpello, altrettanto indispensabile per poter prelevare campioni decenti di licheni sassicoli, che nel caso dei crostosi devono necessariamente includere anche un pezzo del substrato sottostante;
  • in aggiunta, se le nostre escursioni lichenologiche avvengono – come è auspicabile – in un contesto dove la natura è ancora ben conservata, un’attrezzatura di base per escursionismo (scarponi, vestiti pesanti, kiwei, mappa dell’itinerario, ecc. ecc.).

Licheni fruticosi e fogliosi sono più facili da asportare dal substrato

Teoricamente non esiste una stagione migliore per la raccolta dei licheni, il che rende il lavoro in un certo senso più semplice rispetto alla raccolta delle piante vascolari, che hanno stagioni di fioritura ben precise (e spesso limitate). Se se ne ha la possibilità, ci si può quindi prendere la libertà di selezionare il periodo più ‘comodo’ per andare in campo: le mezze stagioni alle basse quote, l’estate in montagna. Ma nulla vieta di andare a caccia di licheni in inverno, se le condizioni meteo lo consentono (è una stagione ‘comoda’ per le zone di bassa quota e quelle urbanizzate, e senza l’ombreggiatura delle chiome gli epifiti crostosi si vedono meglio; di certo non andremo in cerca di terricoli d’alta quota in gennaio).

Al momento della raccolta vanno annotate tutte le informazioni utili relative al contesto in cui il campione è stato prelevato: località (con riferimenti amministrativi, i.e. comune e regione), coordinate geografiche, altitudine, habitat (tipo di ambiente, vegetazione, esposizione del versante, ecc.), substrato, data, raccoglitore/i, eventuali annotazioni aggiuntive (es. io in genere annoto in che ambito è stato raccolto il campione, se per un lavoro di consulenza, di ricerca o altro, con gli opportuni riferimenti).

Per il trasporto dei campioni dal sito di raccolta al laboratorio (o a casa) si consiglia di inserire ogni campione in una piccola busta di carta. Le buste vanno a loro volta riposte in sacchetti (meglio se anch’essi di carta). Campioni particolarmente voluminosi possono essere trasportati anche in scatole; in questo caso, può essere utile imballare i singoli campioni con carta igienica, per evitare che i detriti che si possono staccare da campioni raccolti su terra o su roccia vadano a sporcare gli altri campioni presenti nella scatola, o che i campioni, cozzando tra di loro durante il trasporto, si macinino a vicenda.

Campioni imballati in carta assorbente e poi trasportati all’interno di una scatola di cartone; è bene che ogni campione sia accompagnato da un appunto su cui siano annotati i dati di raccolta, o almeno un codice che rimandi a dati appuntati sul taccuino da campo.


Preparazione

I campioni raccolti vanno fatti essiccare all’aria, esposti direttamente oppure inseriti in buste di carta, che lasciano traspirare. Campioni prelevati in condizioni umide vanno essiccati direttamente all’aria appena ciò è possibile.

Per quanto possibile, vanno rimossi tutti i detriti presenti sul campione.

In passato i campioni lichenici venivano inseriti in erbario dopo essere stati pressati, mentre oggi in genere non vengono pressati, cosicché mantengano il loro aspetto originario. In caso si voglia pressarli (cosa che sconsiglio), ciò va fatto quando sono ancora un po’ umidi, poiché da secchi si frantumano molto facilmente.

In genere, almeno con i campioni squamulosi e crostosi, va conservata anche una parte del substrato sottostante, difficile da rimuovere completamente. Questo genera la presenza di fastidiosi detriti che inzaccherano l’erbario e possono contenere parassiti. Substrati litici e terrosi possono essere lavorati fino a renderli abbastanza sottili da non occupare troppo spazio (ma, attenzione!, non troppo sottili da arrivare a sbriciolarsi, sbriciolando al contempo il prezioso campione che sostengono). I substrati terrosi possono essere impregnati (es. con gomma arabica) per renderli più compatti ed impedire che si sbriciolino.

Sarebbe consigliabile disinfestare i campioni, prima dell’inserimento definitivo in erbario, tramite un periodo di almeno 3 giorni in freezer sotto i – 20°C.

Campioni in essiccamento all’aria (in questo caso la carta serve più che altro a non sporcare esageratamente il tavolo, i licheni asciugano anche senza carta assorbente)


Cartellinatura

Una volta che il campione è stato adeguatamente preparato, può essere inserito in erbario, munito di opportuno cartellino.

Sul cartellino d’erbario devono essere presenti tutte le informazioni raccolte al momento del prelievo dell’esemplare in natura, più tutte le ulteriori informazioni ottenute durante il lavoro di identificazione in laboratorio. Riassumendo, i dati che dovrebbero corredare un campione sono quindi: località (con riferimenti amministrativi), coordinate geografiche, altitudine, habitat, substrato, data, raccoglitore/i, risultati degli spot-test (se effettuati), risultati della TLC (se effettuata), determinatore/i, eventuali altre annotazioni utili. L’ideale è predisporre un cartellino standard con campi preimpostati da compilare a computer e stampare ogni volta che è necessario allestire un nuovo campione.

Esempio di cartellino, in questo caso riportato direttamente sul retro della busta in cui è contenuto il campione (v. “Conservazione”).

Si possono inoltre aggiungere disegni o fotografie, specialmente se relativi a particolari evidenziati dalla microscopia, che volendo si possono inserire anche nella versione informatizzata (v. sotto).

Eventuali vetrini per la microscopia allestiti in modo da essere conservati e fialette contenenti il materiale utilizzato per le TLC andrebbero conservati insieme al campione a cui si riferiscono.


Conservazione

In passato, gli exsiccata lichenici venivano spesso spillati o incollati (con colla o ceralacca) direttamente su fogli d’erbario gestiti come quelli delle piante vascolari, quindi semplicemente impilati e racchiusi in camicie cartacee a loro volta impilate e conservate in faldoni o scaffali. Il cartellino veniva spillato o scritto direttamente sul foglio.

Campioni lichenici conservati in erbari storici, incollati con ceralacca o fissati con spilli direttamente sul foglio d’erbario

La tecnica più usata al giorno d’oggi è però quella di conservare gli exsiccata all’interno di buste di carta. Tali buste sono di per sé meno ingombranti rispetto ai tradizionali fogli d’erbario e possono essere conservate riposte all’interno di scatole (di cartone o di legno, mai di plastica, in modo che i campioni possano ‘respirare’ e siano così meno soggetti alla possibile formazione di muffe). Oppure, le buste possono essere incollate su fogli d’erbario che vengono poi conservati in camicie, come per le piante vascolari.
Il cartellino dovrebbe comunque sempre venire incollato sulla busta, per quanto alcune vecchie collezioni abbiano spesso cartellini staccati che vengono conservati all’interno della busta insieme al campione (ma questo rende la consultazione piuttosto scomoda!).

Le buste possono essere incollate su fogli d’erbario conservati dentro a camicie, come si usa per le piante vascolari…

…oppure riposte in scatole di legno o di cartone

I campioni possono essere resi più stabili (ma anche più eleganti) fissandoli su un cartoncino di misura per la busta d’erbario, sul cui retro possono eventualmente essere riportati nuovamente i dati dell’esemplare. Gli esemplari più ‘ingombranti’ (tipicamente licheni fruticosi), prima di essere imbustati, possono essere chiusi in scatolette o protetti da un supporto di cartoncino, per evitare che la manipolazione delle buste o i movimenti delle scatole sbriciolino gli elementi più fragili (l’incubo di chi ha un erbario costituito per lo più da fragilissimi podezi di Cladonie…).

Campioni incollati su un cartoncino che viene poi inserito all’interno della busta (Erbario Lichenico dell’Università di Graz – GZU)

Una protezione in cartone incollata tutt’intorno al campione aiuta prevenirne lo sbriciolamento dovuto ad infauste ed indesiderate pressioni (Erbario Lichenico dell’Università di Graz – GZU)

Chiudere il campione in una scatoletta di plastica o di cartone è altrettanto d’aiuto in questo senso

Una volta che i campioni – corredati dai rispettivi cartellini – sono allestiti nelle buste e le buste riposte nelle scatole o nelle camicie, è necessario avere cura di conservarli nelle adeguate condizioni ‘ambientali’. Bisognerebbe predisporre una stanza con temperatura e umidità costanti e controllate, ma purtroppo ciò non è possibile per tutti. In linea di massima, la stanza in cui viene conservato l’erbario dovrebbe essere abbastanza fresca e secca, e vanno assolutamente evitate brusche escursioni termiche e stanze troppo calde o con molta umidità.

I campioni andrebbero controllati periodicamente per arginare tempestivamente eventuali infestazioni da parte di insetti o insorgenza di muffe.


Informatizzazione

Della necessità di informatizzare il ‘catalogo’ dell’erbario e dell’utilità dei database così ottenuti si è già ampiamente parlato in un post precedente.

Ciò è valido in primis per gli erbari degli enti di ricerca, ma un database personale è comunque uno strumento utile per la consultazione del proprio erbario e consente anche di incrociare e sintetizzare i dati in modo abbastanza agevole, che risulta utile specialmente quando i dati vanno tradotti in pubblicazioni o quando si collabora con i propri dati a progetti ampi.

Impostare un file di foglio di calcolo (es. Excel o OpenOffice) con dei campi corrispondenti a quelli presenti nei cartellini è talmente banale che sono riuscito a farlo perfino io.
Tenerlo aggiornato di volta in volta con i dati di ogni nuova raccolta è un lavoro né lungo né difficile (lo diventa invece se si tengono tutte le raccolte dell’anno da parte per poi inserirle tutte insieme…sconsigliatissimo!).
Ricordatevi di farne sempre il backup!


Riferimenti bibliografici

4 pensieri riguardo “Allestimento di un erbario lichenico

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